Chi Siamo

le 3 presidenti: Maria Luisa, Serena e Carmen
1985

La storia di AVO BOLLATE

Tutto ebbe origine nel 1983, quando venne redatto l'atto costitutivo dell'Associazione Volontari Ospedalieri di AVO Bollate. Luisa Rho Tosi, insieme a Serena Ramorino, volle - con passione, determinazione e ferma volontà - la nascita di questo gruppo. Venute in precedenza a conoscenza dell'esistenza di questo tipo di volontariato, già presente in alcune realtà ospedaliere di Milano e dell'hinterland (Sesto San Giovanni), ebbero il desiderio di estendere quest'opera di solidarietà anche nell'ospedale "Caduti Bollatesi". Così decisero di seguire il corso di formazione per volontari a Milano e, armate di entusiasmo, si preparano a essere non solo volontarie, ma anche coloro che avrebbero iniziato a tracciare il cammino della nostra Associazione di Bollate. Grazie alla guida carismatica del Professor Erminio Longhini, padre fondatore dell'AVO, e al sostegno del Dottor Peppino Nobili e della Dottoressa Giuliana Pelucchi dell'AVO di Sesto San Giovanni, si attivarono per conoscere le procedure legali per costituire l'associazione e presero i primi contatti con la Direzione Sanitaria per presentare la nostra attività di volontariato. Tenuto conto che all'epoca non esisteva ancora la legge 266 (promulgata nel 1991), le istituzioni - e soprattutto chi vi lavorava - apparivano ancora poco inclini a cogliere nel servizio svolto dal volontariato una risorsa utile a contribuire all'accompagnamento della persona nella malattia; pertanto, per Luisa, Serena e le altre amiche e amici, che nel frattempo si erano uniti a loro, iniziò un periodo di "stallo". Il gruppo rimase in attesa che la struttura decidesse come "inquadrare" questo nuovo tipo di servizio, che aveva una connotazione nuova e profondamente diversa rispetto a quelle note di professionisti e operatori sanitari. Ma Luisa e Serena non indietreggiarono, anzi come autentici "caterpillar" giorno dopo giorno procedettero nella loro avanzata per raggiungere la meta: con pazienza e determinazione superarono ostacoli burocratici, investirono ore e ore a spiegare il senso e il ruolo del nostro tipo di volontariato, per abbattere il muro di diffidenza di chi, non conoscendo questa nuova realtà emergente, faticava a vederne il beneficio all'interno del sistema sanitario. Così nel 1985 finalmente ricevemmo l'autorizzazione a iniziare la nostra avventura e, grazie alla sensibilità del primario di Ortopedia Dottor Francesco De Fabiani, facemmo ingresso nel nostro primo reparto! La gioia del sorriso, la serietà nel servizio, la sensibilità nell'approccio con il malato e la disponibilità al dialogo, sia coi pazienti che con il personale sanitario, permisero che si spalancassero le porte anche di altri reparti e che il volontario AVO diventasse una figura sempre più diffusa all'interno dell'ospedale "Caduti Bollatesi"; ma... non solo! Nel 1989 il primario di una delle due Chirurgie dell'Ospedale Sacco chiese al Dottor Crenna, allora presidente di AVO Milano, la presenza di volontari nel suo reparto; il Dottor Crenna invitò Luisa a estendere il servizio dei volontari della sezione di Bollate all'Ospedale Sacco, in quanto il nosocomio si trova territorialmente molto vicino alla nostra cittadina. E così prese avvio il nostro servizio presso quello che ora si chiama Azienda Ospedaliera Luigi Sacco; ma... la storia di espansione non finisce qui! Nel 2005 a Bollate aprì le porte l'R.S.A. "San Martino" e il Dottor Locatelli, direttore sanitario della struttura, che già ci conosceva in quanto aveva fatto parte dell'equipe del reparto di Medicina dell'Ospedale di Bollate, ci propose di estendere il nostro servizio in questa che per noi era una realtà nuova. Accettammo con entusiasmo la proposta e, dopo aver seguito alcuni incontri specifici di formazione, non solo entrammo in questa struttura, ma iniziammo il nostro servizio anche presso la R.S.A. "Giovanni Paolo II", che nel frattempo aveva aperto i battenti.

E adesso? La storia non finisce certamente qui! Chi ci ha preceduto ha realizzato un'opera importante, credendo con passione e determinazione nel valore del nostro servizio, e ha permesso che un desiderio diventasse realtà: a loro va il nostro grazie! A noi e a chi ci seguiràl'augurio di portare avanti quest'opera con un occhio al passato - per rimanere fedeli alle nostre radici - e un occhio al presente - per comprendere le nuove istanze e progettare al meglio il nostro futuro.

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1975

La storia di AVO

Erminio Longhini

La storia dell'AVO è maggiormente comprensibile attraverso l'episodio che
le ha dato origine, nell'estate 1975.


Erminio Longhini, primario alla Divisione Campari dell'ospedale di Sesto San Giovanni, camminava velocemente attraverso un reparto del Policlinico di Milano, in cui era stato chiamato da un collega per un consulto. Udendo il lamento di una donna proveniente da una stanza, si avvicinò al letto da cui l'ammalata implorava un sorso d'acqua, tra l'indifferenza delle altre pazienti e di un'inserviente che puliva il pavimento; interpellata, quest'ultima affermò che non era compito suo accudire ai malati in sostituzione degli infermieri. In un'epoca in cui non esisteva ancora una precisa normativa sulla presenza del volontariato all'interno delle strutture pubbliche sanitarie, Longhini comprese che esistevano le condizioni e l'urgenza di realizzare il progetto che da tempo aveva in mente, per dar vita a un'associazione di persone che si sarebbero occupate di altre persone, più sfortunate, in condizioni svantaggiate, curate s: con professionalità e responsabilità, ma spesso in ambienti spersonalizzanti. Con la collaborazione di un gruppo di amici, il progetto si concretizzò rapidamente all'interno dell'ospedale di Sesto San Giovanni, trovando l'appoggio dei responsabili dell'ospedale e dei sindacati sanitari; si avviò anche la ricerca dei primi volontari, a cui doveva esser fornita un'adeguata preparazione. La stampa doveva far da portavoce all'iniziativa. Il 6 maggio del 1976, nell'aula Borghi del Policlinico di Milano, ebbe inizio il primo corso di formazione per i futuri volontari. L'AVO era finalmente una realtà. Gli interventi andarono col tempo ben oltre la semplice assistenza ai degenti, guadagnando la possibilità di concorrere a tutte le fasi di programmazione dell'attività delle strutture sanitarie e socio-assistenziali, con una diffusione delle sedi che ha ormai raggiunto tutte le regioni d'Italia. Per la legge italiana, volontario è solo chi presta un'attività sociale in modo libero e gratuito. L'AVO, per dirla con le parole del fondatore, si assume una responsabilità ancora più impegnativa: Amare per primi: ciò che è necessario deve essere dato per dovere, ma amare per primi vuol dire muoversi verso un altro che ancora non conosci, perché hai scelto la via dell'amore. Amare tutti e sempre: ovvero non fare differenze di simpatia, di attrattiva, di razza. Non emarginare nessuno. Saper fare il vuoto di sé: ovvero non avere preconcetti, non volere insegnare, non ritenersi depositari del giusto e della verità, non strumentalizzare l'altro per le nostre ansie e problemi. Così il problema dell'altro potrà essere accolto come nostro. Il tutto con l'obiettivo di realizzare una vera terapia specifica per il malato, ma anche per il sano, che guarirà della malattia peggiore dell'umanità: egoismo, indifferenza, individualismo. In nome della reciprocità il curato diventerà a sua volta curante del curante.

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