le Strutture dove prestiamo Servizio ?

65 Volontari nei reparti dell' ospedale LUIGI Sacco:

Centro Riabilitativo a alta Assistenza (CRA)

L’idea di introdurre volontari nel reparto, allora CRT (centro residenziale di terapie psichiatriche e risocializzazione), ora CRA dell’Ospedale Sacco, venne ad Adriana Alterini nel 2002, mentre svolgeva il ruolo di accompagnatrice di una paziente affetta da sindrome schizofrenica e depressiva ricoverata nel reparto. La nostra associazione di volontariato non era ancora presente in questo reparto e nessuno al suo interno aveva esperienza in ambito psichiatrico, così fu affidato ad Adriana il compito di costituire un gruppo di lavoro. Insieme ad altre quattro volontarie, dopo aver seguito il corso base di formazione per i volontari ospedalieri AVO, ha iniziato il servizio presso questa struttura con il compito di coordinare l’operato in qualità di responsabile. I volontari al CRA sono una presenza che affianca e integra quella degli educatori al fine di collaborare a costruire relazioni educative attraverso le quali valorizzare le potenzialità degli ospiti all’interno del percorso globale di risocializzazione della persona predisposto dall’equipe medico-sanitaria. Le nostre riunioni di reparto si svolgono abitualmente alla presenza delle educatrici del reparto stesso, perché la loro competenza contribuisce a fornire a noi volontari le indicazioni operative per sostenere e gestire con maggior serenità e preparazione il rapporto con gli ospiti. Dal 2003 ad oggi, si sono avvicendati diversi volontari, ciascuno di loro ha portato con sé attitudini e conoscenze diverse. Hanno tutti offerto le loro capacità per iniziare gli Ospiti ad attività di laboratorio artistiche e pratiche, come: disegno, canto cucito, ricamo, cartonaggio, lavoro a maglia e uncinetto. Abbiamo attivato un laboratorio di informatica con 3 computer che costituiscono l’avvio di un percorso di alfabetizzazione informatica. Come volontari abbiamo inoltre coadiuvato gli operatori in occasione di alcune gite degli ospiti. Attualmente i volontari in forza nel reparto CRA sono quattro. Emiliana (la responsabile) è presente nel reparto dal 2003, quando si costituì il servizio, e attualmente si occupa principalmente di lavori a maglia e uncinetto. Raffaella presta servizio dal 2006, organizza l’attività di cucito a macchina, insegnando alle ospiti lavori di primaria utilità. Clara, segue gli ospiti in lavori di espressione artistica e ricamo. Bruno,si occupa del laboratorio di informatica. Siamo presenti nella fascia oraria pomeridiana dalle 14,30 alle 16,30 il mercoledì e il giovedì.

Oncologia - Gastroenterologia - Medicina d’Urgenza

Questo reparto occupa buona parte del 2° piano del Pad. 51, una costruzione recente dove le camere e gli studi medici presentano un buon livello di accoglienza. La divisione del reparto in tre settori diversi per tipologie, ciascuna con i propri operatori sanitari, rende l’attività del caposala e degli infermieri non poco onerosa. Malgrado questo e le difficoltà a conciliare esigenze diverse e destreggiarsi fra equilibri sottili l’impressione per chi vi opera come volontario è di efficienza e di notevole disponibilità da parte del personale. Ovviamente a volte vi è l’intersecarsi delle differenti patologie all’interno dei reparti, ma comunque ogni settore conserva tipologie particolari. In Gastro, ad es. è numerosa la presenza di giovani, affetti per lo più da morbo di Crohn e colite ulcerosa, sottoposti quindi ad una serie di esami diagnostici fastidiosi ed invasivi. Li incontriamo spesso impegnati con computer e tablet che abbandonano volentieri per comunicarci il loro disagio e per raccontarsi. In Med. d’Urgenza troviamo in prevalenza anziani, provenienti in genere dal Pronto Soccorso e qui ricoverati per lo più per patologie respiratorie e circolatorie. Qui spesso è di casa la solitudine e più che mai è gradita la presenza di un volontario in grado di offrire attenzione e ascolto. In Oncologia i pazienti ricoverati presentano situazioni piuttosto compromesse e richiedono particolarmente sostegno morale. L’approccio al malato e la relazione con i parenti incontrano a volte difficoltà e al volontario si richiede oltre ad una buona formazione molta discrezione e sensibilità. Si è stabilito fra volontari ed operatori sanitari un ottimo rapporto di fiducia e comunicazione che agevola il nostro servizio e permette una buona collaborazione. Questo rende più facile anche l’orientarsi sui malati che hanno particolare bisogno d’aiuto, ci consente di comunicare problemi ed esigenze che ci vengono manifestati dagli stessi, ci permette di muoverci con disinvoltura, seppure sempre con discrezione nei vari spazi (cucina, infermeria,ecc..) del reparto. Il numero dei volontari presenti è al momento esiguo e copre con qualche difficoltà i turni settimanali. Fra gli stessi, presenti per lo più da parecchi anni nel reparto, due operano anche in P.S. ed hanno quindi la possibilità di ritrovare fra i degenti di Med. d’Urgenza pazienti già incontrati ed assistiti all’arrivo. Il buon rapporto fra noi e con il personale e l’accoglienza dei malati in questi anni sono stati un ottimo incentivo a continuare con convinzione e dedizione il nostro servizio in questo reparto.

Pronto Soccorso

Noi volontari AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) siamo presenti nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Sacco dal mese di giugno del 2006 (quindi da quasi 6 anni). Questa presenza era stata fortemente voluta dal dottor Nervetti, allora Responsabile del Pronto Soccorso, per “supportare” il personale presente (medici e infermieri) per quanto concerne una assistenza “umanitaria” verso i ricoverati con uno scopo prioritario: rimanere vicini al malato aiutandolo dal punto di vista umano e facendo nello stesso tempo da tramite tra loro e i parenti in attesa all’esterno. I malati che incontriamo nel Pronto Soccorso vivono quasi sempre atteggiamenti di paura, di ansia, di rabbia, di solitudine, di abbandono, sentendo nello stesso tempo la lontananza del parente o dell’amico. A tutte queste attese e atteggiamenti negativi il personale medico e infermieristico spesso non riesce a dare risposte soddisfacenti; questo non per mancanza di volontà, ma perché devono concentrarsi verso i compiti prioritari che competono al loro ruolo. Occorre anche tenere conto degli alti “ritmi” del loro lavoro, spesso stressante, a causa di una quasi sempre alta affluenza di ricoverati (specialmente anziani). Il rapporto di noi volontari con il personale medico e infermieristico del Pronto Soccorso è molto positivo con buona apertura e reciproca collaborazione. Nello stesso tempo la nostra presenza è giudicata importante dai malati; di noi apprezzano l’ascolto, la dolcezza, la gentilezza, la disponibilità e l’apertura. Capita spesso che con noi si sentano più tranquilli e sereni, migliorando anche il loro rapporto con i medici e gli infermieri. Attualmente nel Pronto Soccorso sono presenti undici volontari che garantiscono una “copertura” settimanale dal lunedì al venerdì (le fasce orarie giornaliere sono: 9÷12(13), 13(14)÷16(17) e 17÷20 solo per il mercoledì), con una presenza annua di 800÷900 ore. Con cadenza bimensile noi volontari ci riuniamo per migliorare e approfondire la formazione personale e per verificare il nostro operato; nel gruppo c’è un responsabile e un vice, con compiti sia di gestione del gruppo che di collegamento con le figure responsabili del Pronto Soccorso.

Cardiochirurgia

Diplomatici di alto rango, dirigenti e operai, donne instancabili nella professione e in famiglia, malviventi e ladri di periferia, chiromanti, persone erudite e altre prive di istruzione, sportivi e disabili, italiani e stranieri, tanti anziani, ma perfino qualche giovane studente: il mal di cuore colpisce chiunque, per la maggior parte uomini, soprattutto a partire dall’età dei quaranta, cinquant’anni. Entrare in una stanza di Cardiochirurgia riserva incontri sempre nuovi ogni settimana, perché la degenza è piuttosto breve, mediamente 2-3 settimane, e nelle varie fasi del ricovero lo stesso paziente vive stati d’animo differenti: l’ansia legata all’incertezza dell’esito dell’operazione al momento del ricovero, tanto più accentuata quanto più il malanno è stato inatteso e improvviso; la tensione nervosa per chi - a distanza di una settimana o più - non è ancora stato sottoposto all’intervento, per imprevisti o necessità di accertamenti supplementari; la sofferenza, di chi viene riportato in reparto dalla sala di rianimazione, per superare il trauma fisico e psicologico del risveglio dopo l’operazione; infine la preoccupazione per gli alti e bassi della ripresa e l’attesa delle dimissioni, per far ritorno a casa o - più frequentemente – per trasferirsi all’istituto di riabilitazione. Al centro della storia del periodo trascorso in ospedale vi sono sempre due elementi: un intervento legato all’apparato circolatorio e il chirurgo che lo esegue, nelle cui mani ciascun paziente ha deciso di affidare momentaneamente la propria vita; in modo figurato, il medico compie all’interno del cuore il tentativo di espiantare il maggior numero possibile di preoccupazioni, per sostituirle con nuove speranze: l’esito favorevole dell’operazione ha proprio questo come risultato! Nel nostro piccolo, viene richiesto anche a noi volontari di svolgere lo stesso tipo di operazione, con la differenza che anziché prendere noi in mano le vite dei pazienti, dobbiamo favorire - attraverso l’ascolto empatico - il loro riappropriarsene, permettendogli di esporre le proprie paure e i malesseri, così da comprenderle meglio, e di riscoprire i propri valori essenziali nei ricordi, negli affetti, nei desideri, come pure la propria spiritualità e religiosità. Tutto quanto serve per ricominciare a pensare al proprio futuro… nonostante persista il rischio che il cuore si arresti prima. Nello svolgere il nostro servizio, è forte la percezione di ricevere la cura del malato dai nostri colleghi di reparto e, grazie al loro precedente intervento, riuscire a rinforzare con lui il rapporto di confidenza; a sua volta, chi ci segue beneficerà del dialogo instaurato da noi: perciò per la quasi totalità dei pazienti noi non siamo dei completi estranei, neanche al primo incontro! è così che si manifesta tangibilmente il legame che unisce noi volontari del reparto, un legame durevole e non fuggevole, come invece è la conoscenza del malato. L’evenienza più difficile da affrontare durante i turni è quando, pur sopravvivendo, il paziente subisce un danno nel corso dell’operazione; tutti i limiti sembrano concentrarsi: quelli della scienza e della tecnica medica, quelli del fisico del paziente e quelli della capacità di consolare… E tuttavia, proprio in questi casi, è maggiore il bisogno del malato e dei suoi familiari di condividere la propria pena: ci rendiamo disponibili con il nostro servizio in atteggiamento di affidamento, per continuare a sperare anche in apparente assenza di speranze e per riempire del significato della compagnia quei momenti di sofferenza.

Medicina Riabilitativa e Ortopedia

Questi due reparti si trovano nel Pad. 51 al 1° Piano. La Medicina Riabilitativa è composta da 12 posti letto, mentre Ortopedia ne ha 20. La tipologia dei pazienti è abbastanza varia: quelli di giovane o media età, hanno solitamente avuto incidenti (soprattutto con moto e motorini), altri hanno subito interventi per risolvere problemi patologici alle articolazioni, ma la maggior parte è costituita da anziani, per lo più donne, che hanno subito fratture a seguito di cadute. Alcuni dei pazienti di Ortopedia li ritroviamo successivamente in Medicina Riabilitativa, per il primo ciclo di fisioterapia. In Riabilitazione vengono anche ricoverati pazienti che hanno avuto un problema neurologico (ischemie, ictus, ecc.) e, per questi, la fisioterapia è più lunga e complessa. Le persone anziane sono quelle che maggiormente hanno bisogno di essere ascoltate, ma anche i loro familiari, perché qui ci troviamo di fronte a un cambiamento improvviso e pesante nella vita di entrambi. Il paziente (che spesso vive solo), consapevole del fatto che probabilmente non sarà più autosufficiente, si sente quasi in colpa per essere diventato un peso per la famiglia; mentre il parente deve far fronte in tempi brevi a una riorganizzazione della propria vita per poter dare un’adeguata assistenza al suo caro. Per entrambi è più facile esternare le loro preoccupazioni e angosce a chi non fa parte del nucleo familiare e, tantomeno, del personale di reparto (che oltre tutto non ha tempo da dedicare per soffermarsi su questi aspetti). La presenza dei volontari diventa quindi un importante punto di riferimento e, giacché molti di noi hanno vissuto analoghe situazioni in famiglia, ci è consentito di capire maggiormente e condividere con loro questi problemi. A volte trascorriamo anche momenti di piacevoli chiacchierate con i pazienti e ci si fa qualche bella risata. In riabilitazione, ad esempio, c’è una camera a quattro letti un po’ isolata dal resto del reparto. Io ho chiamato questa stanza “il salotto” perché capita, quando la situazione lo consente, di sederci e coinvolgere le pazienti in simpatiche conversazioni e, perché no, in un po’ di sano “speteguless” sui fatti del mondo… Il rapporto con il personale di reparto è in generale buono, seppure negli ultimi anni abbiamo avuto anche qualche piccolo disagio, dovuto a diversi cambiamenti di operatori e capisala; tuttavia, una volta fatta la loro conoscenza, abbiamo ripreso il nostro servizio tranquillamente e nel reciproco rispetto.

Medicina II - Pneumologia

Chirurgia

I reparti 1 e 2 di Chirurgia dell’Ospedale Sacco si trovano al 3° piano del Padiglione 51, in un unico lungo corridoio. Noi volontari Avo siamo presenti nel pomeriggio, dalle ore 15 alle 17: è un orario un po’ “delicato“, perché molti pazienti, dopo aver trascorso la mattinata a fare esami specialistici di ogni genere, o avendo ricevuto comunicazione di notizie spesso brutte, o essendo stati sottoposti a intervento, cercano di riposare. Nel frattempo, gli infermieri iniziano il giro pomeridiano per le medicazioni e la distribuzione dei medicinali, mentre le OSS, a loro volta, compiono ciò che compete loro. Nei corridoi e nelle stanze incontriamo anche i parenti che, spesso in preda all’ansia, sono in attesa di notizie dei propri cari che devono ancora tornare dalle sale operatorie, o non conoscono ancora le condizioni di quelli appena riportati. In questo contesto, noi dobbiamo muoverci con molta discrezione, cercando di non intralciare chi sta lavorando e di non disturbare chi sta riposando. Entriamo in punta di piedi nelle stanze e cerchiamo immediatamente di capire se, ad esempio, quella persona rannicchiata sotto le lenzuola ha bisogno di essere ascoltata, o se desideri anche solo un po’ di compagnia: spesso è così, proprio perché, tra tutto quel andare e venire di persone, in quella “confusione“, ci si può sentire molto soli! La paura, il dolore fisico, le incertezze e - non di rado - la disperazione sono sentimenti che condividiamo con i malati ed i parenti. Svolgendo un turno a settimana, spesso incontriamo le persone una sola volta, prima dell’intervento o dopo; capita però qualche volta, a causa di una degenza prolungata, o per un secondo ricovero, di rivedersi con lo stesso paziente; allora, fa piacere essere riconosciuti e capire dai loro racconti che esser stati ascoltati li aveva in qualche modo aiutati: lo capisci soprattutto da come vogliono renderti partecipe del decorso della loro malattia. In qualche stanza capita che si crei un clima sereno - quasi da salotto - e ci si metta allora a chiacchierare: ...anche questo a volte può servire! Ma non è però sempre così: talvolta ci si scontra con una chiusura totale e - allora - bisogna rispettare l’atteggiamento del malato e fare un passo indietro, verificando magari più tardi se sia più disponibile all'incontro, perché - in fondo - ne avverte realmente il bisogno.


55 Volontari nei reparti dell' ospedale di Bollate:

Medicina - Nefrologia

Il reparto è situato al 3° piano dell’ospedale di Bollate ed è composto da 8 camere quasi tutte a 4 letti. I degenti, sia donne che uomini, sono per la maggior parte anziani, spesso ultranovantenni, e presentano diverse patologie, a volte gravi e invalidanti sia dal punto di vista fisico che psicologico. La degenza di solito si protrae per due o tre settimane, ma capita di ritrovare lo stesso ammalato dopo qualche mese. Generalmente i pazienti accolgono con piacere la vicinanza dei volontari, a cui affidano la stanchezza e la sofferenza per la perdita dell’autonomia e a cui raccontano con orgoglio dei figli e dei nipoti o – soprattutto gli uomini – delle loro passate soddisfazioni professionali. Sono ben accetti anche un gesto affettuoso o una semplice parola di conforto. La necessità di assistenza ai pasti è limitata a pochi casi poiché quasi tutti i pazienti sono assistiti da parenti o badanti. Anche con loro è facile entrare in contatto, particolarmente quando il loro ammalato presenta una situazione molto grave.

Ortopedia e Chirurgia

I reparti sono entrambi situati al 2° piano e condividono lo stesso corridoio. L’ortopedia consta di 2 camere, una a 4 letti e l’altra a 2. La chirurgia comprende 8 stanze, di cui 4 a 4 letti e 4 a 2. In caso di necessità i pazienti di ortopedia possono essere spostati nell’altro reparto. Oltre alle stanze utilizzate dal personale per le diverse necessità, vi è anche una sala con un televisore e una piccola biblioteca. I pazienti, giovani, meno giovani o anziani, rimangono in reparto una settimana, raramente due, sporadicamente più a lungo. I volontari svolgono quindi la loro opera di ascolto partecipe e attento alla situazione emotiva dei pazienti e delle persone che li assistono, parenti o badanti. In particolare la loro presenza è gradita a coloro che attendono, spesso a lungo e con comprensibile preoccupazione, il ritorno in reparto dei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico. Occasionalmente, e solo su richiesta del personale infermieristico, intervengono per dare un aiuto pratico ai pazienti soli e in difficoltà. I rapporti dei volontari con il personale sono improntati alla collaborazione nel rispetto scrupoloso dei diversi ruoli.

Reparto Riabilitativo

Il Reparto Riabilitativo presso l’Ospedale dei Caduti Bollatesi è situato al quarto piano del padiglione ovest ed è suddiviso in due parti: nella prima si trovano cinque camere da 4 posti letto, lo studio dei medici, con lo spazio di ricevimento, la palestra, il bagno assistito, la cucina e il magazzino; nell’altra, l’infermeria, la sala TV, tre camere da 2 posti letto e una da 4, tutte complete di bagno. Il personale è composto da infermieri, operatori socio-sanitari (OSS), fisioterapisti e medici.I pazienti, sia donne che uomini, provengono da tutta la Lombardia, a seguito di un intervento. La degenza di prassi è di tre settimane, ma per alcuni a volte dura molto di più, anche alcuni mesi. Siccome al mattino, da lunedì a venerdì, viene effettuata la fisioterapia, noi volontarie dell’AVO ci rechiamo a trovarli nelle ore pomeridiane, essendo queste quelle più interminabili della giornata: ci avviciniamo, presentandoci a ciascun paziente, e avviamo una conversazione: tanti non sanno cosa sia l’AVO, per cui spieghiamo loro chi siamo, cosa facciamo e dove operiamo. All’ora di pranzo e cena sono generalmente presenti i parenti dei pazienti, ma non tutti hanno la possibilità di arrivare, per problemi di lavoro o perché abitano lontano; altri pazienti invece non hanno proprio nessuno, perciò noi facciamo il giro di tutte le stanze, osservando se ci sia qualcuno da solo, poi chiediamo al personale infermieristico se ci sia bisogno di rimanere fino all’ora di cena, per assisterli. La presenza dell’AVO è molto apprezzata, sia dal personale che dai pazienti: alcuni di loro ci hanno persino detto che siamo come una ventata di aria fresca, ammirandoci per la nostra disponibilità e il tempo che dedichiamo loro.

Dialisi

Day Hospital


25 Volontari nei reparti delle Residenze per Anziani:

RSA San Martino

La Residenza San Martino è una struttura residenziale nata dieci anni or sono, dedicata all’assistenza di persone anziane, perlopiù non autosufficienti; all’interno dei suoi reparti Zaffiro-Smeraldo-Ambra e Rubino, ospita circa 150 persone. In questa R.S.A. prestano servizio quindici volontari A.V.O., che - a turno - donano la loro presenza e, collaborando con il personale della struttura, trascorrono con gli ospiti alcuni momenti della giornata, partecipando alle occasioni di festa organizzate dalle animatrici, senza perdere mai la finalità dell’A.V.O.: essere sempre pronti ad ascoltare e, spesso anche solo con un sorriso, o una parola di conforto, alleviare il peso di tanta sofferenza e solitudine.

RSA Giovanni Paolo II

La Casa di Riposo venne inagurata nel 2004 col nome di "Città di Bollate", ma nel 2012 assunse il nome di "Giovanni Paolo II" in memoria di Papa Wojtyla. La struttura può ospitare fino a 60 ospiti. Il gruppo dei volontari presenti all'intero della RSA è composto da 12 persone che, a turno, trascorrono qualche ora del loro tempo accanto agli ospiti, con compiti assai semplici: una presenza amichevole, un attento ascolto, piccoli gesti di cortesia, tutto ciò che può servire a sollevare l'ospite da preoccupazioni quotidiane e dal senso di solitudine.