Lâumanizzazione della cura
Nel seminario tenutosi il 26 ottobre presso lâAula Magna dellâOspedale V. Buzzi di Milano a cura dell'Associazione Amici della Mente sono state portare in evidenza una serie di esperienze e riflessioni sullâapplicazione della pratica clinica dell' âumanizzazione della curaâ, con particolare riferimento all'ambito del disagio psichico, cercando di sottolineare il contributo che ad essa continua a portare il costante lavoro delle Associazioni di Volontariato.
Ogni malattia mette la persona che ne soffre di fronte a una serie di reazioni psicologiche che possono condizionare la patogenesi e il suo decorso. Queste reazioni sono dovute allâinevitabile discontinuitĂ esistenziale che la condizione di malattia produce nei vissuti dei pazienti.
La persona malata perde infatti la sua sicurezza ontologica e tende a preoccuparsi eccessivamente. Oltre a sentirsi insicura comincia a provare un senso di impotenza perchÊ deve affidare la sua salute, ad una persona estranea. La sua è certamente una condizione emotivamente molto delicata, che merita la massima attenzione proprio perchÊ la sottovalutazione di questi aspetti può condizionare negativamente gli esiti della cura.
Ă per questa ragione che gli operatori sanitari devono essere aiutati a comprendere e saper gestire i vissuti e le reazioni psicologiche dei pazienti; perchĂŠ solo in questo modo la loro azione terapeutica può essere realmente efficace. Una organizzazione anche tecnicamente perfetta ma che si propone al paziente in maniera anonima e impersonale può rendere difficile lâadattamento di questâultimo al contesto di cura prolungando la sua condizione di sofferenza.
Allâinizio degli anni â50 grazie allo sviluppo di nuovi orientamenti in psicologia, il modello di cura cominciò a spostarsi verso un approccio centrato non piĂš sulla malattia ma sul paziente e sui suoi vissuti.
Si cominciò a parlare di âumanizzazione della curaâ.