Sezione NEWS di AVO Bollate

L’Amore al servizio degli altri fa bene a noi

04-12-2016

Erminio Longhini alla Conferenza di Salsomaggiore

Esattamente un mese fa, il 4 novembre scorso, è venuto a mancare il nostro amato Presidente e Fondatore Prof. Erminio Longhini.

Il distacco attraverso la morte spesso avviene senza che si abbia il coraggio o la possibilità di comunicare a parole; né - in un certo modo - queste sono necessarie, perché è tutta la vita trascorsa che racconta quali siano stati i sentimenti e i desideri dell’altro.

E tuttavia Erminio, nell’ultimo incontro coi suoi volontari dell’AVO riuniti a convegno pochi mesi fa, ha tenuto particolarmente a esser presente di persona per poter pronunciare parole di affetto, con la raccomandazione di volersi bene tra di noi, come lui ce ne ha sempre voluto, e a rendersi protagonisti per scrivere le pagine della storia dell’AVO che ancora sono bianche e necessitano di esser riempite, continuando a realizzare l’originalità dell’esperienza, che si è dimostrata fondata sulla roccia, e perseguendo l’innovazione, come mezzo a disposizione di ciascuno di noi per rimanere al passo coi tempi, oltre che come antidoto all’invecchiamento e all’abbandono.

La nascita dell’AVO fu la risposta al percorso di maturazione della consapevolezza delle esigenze del malato, che aveva portato il giovane medico dedicarsi per molti anni all’esperienza di Pronto Soccorso, dove trovava nell’elevato grado di concentrazione tecnica richiesta la ricompensa per il duro periodo di apprendimento effettuato in precedenza. Era viva in lui allora la percezione che, come medico, dovesse concedere la medesima capacità di prestazione a ciascun paziente, senza distinzione, dal primo all’ultimo.

Fu l’episodio del bicchiere d’acqua che scatenò invece l’idea che il malato avesse altri bisogni, al di là dell’assistenza medico infermieristica.

La sua scelta di diventare medico era avvenuta in risposta al desiderio dei genitori, per cui sarebbe stato bello avere un dottore in casa, e anche per ripagare i loro sacrifici, come quando la madre si dedicò tre notti consecutive a cucire i colletti delle divise militari della Cavalleria, perché mancavano i soldi per pagare le tasse di iscrizione alle scuole medie.

La Laurea arrivò rapidamente con la lode, ma la paura di assumersi la responsabilità della salute del prossimo gli creava un forte disagio, che si estinse solo nel 1939, al termine di un periodo di dubbio e di ricerca, durante un viaggio a Lourdes, a cui partecipava in sostituzione di un medico che si era ammalato, dopo aver trascorso una notte di guardia nell’ospedale situato a fianco della grotta delle apparizioni: da lì era corso proprio alla grotta per riflettere su come guadagnarsi da vivere e, nel momento di andarsene, ebbe la sensazione di udire una frase, che nella vita non è necessario essere il vangatore, ma è sufficiente essere una buona vanga.

Capì che se avesse sempre studiato in modo accanito, arrivando sempre preparato, qualcun Altro l’avrebbe aiutato.

Da lì nacque la promessa di dedicare allo studio due ore tutti i giorni.

Una sera, nonostante la stanchezza, mantenne l’impegno e si mise a leggere un articolo di una rivista americana sui tumori che si sviluppano durante la gravidanza dai tessuti comuni, caratterizzati da un patrimonio genetico differente da quello della madre; la conclusione era che, se si poteva contenere la massa, il fisico avrebbe reagito meglio.

All’epoca in cui era considerato come un Monsignore nella Stalingrado d’Italia (era Primario della Divisione Campari di Pneumologia dell'Ospedale di Sesto San Giovanni), capitò il giorno dopo che si presentasse in reparto una ragazza gravida con un’insufficienza polmonare molto grave, causata da un epitelioma cresciuto al posto del bambino.

Sulla base della lettura della sera precedente, decise di far effettuare al Ginecologo l’operazione per far asportare la massa e, per rendere ciò possibile, dovette convincere a assumersi la responsabilità un anestesista ateo, che venne poi promosso sul campo Figlio di Dio.

L’esito dell’operazione e della chemioterapia fu la regressione completa del male, tranne di una massa che si era trasformata in tessuto necrotico, come accade al termine di una chemio riuscita.

La ragazza era ancora viva tre anni fa, a fronte di una previsione iniziale per una vaga via di uscita dal male.

Il contratto stipulato nella grotta si poteva quindi considerare rispettato!

È perciò che Maria può esser considerata l’Icona dell’AVO: nel Suo Sì, è testimonianza dell’esser chiamati all’esserci; come a Cana, è simbolo del Servizio per gli altri; nel Suo stare ai piedi della Croce, sta racchiusa tutta la nostra originalità.

Longhini ha affermato di aver pregato per riuscire a partecipare alla Conferenza per portare tutti noi a conoscenza di questi fatti personali e contemporaneamente ha anche confidato di aver espresso il desiderio di esser sepolto a Sesto (il cui Sindaco si era detta onorata per la proposta).

Ricordando la sua esperienza di medico, a fronte di aver assistito alla morte di tante persone in Medicina di urgenza, di tanta gente morta è raro aver sentito invocare il papà, mentre più frequente è il ricorso alla mamma.

Così come avvenne per sua moglie Nuccia che, in coma, recitò l’Ave Maria in maniera perfetta per cinque, sei, sette ore, lasciando completamente stranito l'intero Reparto: si rivolgeva alla Mamma, la quale ci congiunge alla Santissima Trinità, al Padre attraverso Cristo e con lo Spirito Santo, che opera e ci mette in mano gli strumenti.

Questo nota, in particolare, riferendosi al libro su Spiritualità e Cuore (qualità che devono esser sempre unite all’umiltà), da cui aveva appreso la modalità della sepoltura di Alessandro Magno, che fece portare la bara sulle spalle dei medici, facendo spargere lungo la via verso il cimitero tutti i suoi tesori e facendo in modo che le mani penzolassero al di fuori, perché tutti le potessero vedere nude; il significato tratto da tutto ciò è che:

i medici non hanno il potere di vincere la morte;
le cose accumulate qui restano;
a mani vuote veniamo e a mani vuote andiamo via.

In sostanza dunque, ci insegna che l’essenzialità della vita consiste nel porre alla base di tutto l’Amore al servizio degli altri, perché fa bene a noi.